Per una qualunque notizia, parere o informazione, su qualunque argomento e su chiunque, la risposta, oggi, è sempre la stessa: INTERNET.

Su questa pagina riporto più o meno quanto è già noto sul mio conto e qualcosa di più sui temi di interesse comune che seguo da vicino.


sabato 13 gennaio 2024

Attacco alla Riserva naturale del Borsacchio


Nella notte tra il 29 e 30 dicembre 2023, alla chetichella, nella peggiore delle maniere, questi cinque componenti del Consiglio Regionale della Regione Abruzzo, nella concitata discussione della destinazione dei fondi della legge finaziaria regionale 2024, hanno infilato un emendamento che nulla ha a che fare con il tema della norma in discussione, con lo scopo di cancellare, di fatto, la Riserva Naturale del Borsacchio. Un emendamento di cui nessuno era a conoscenza, se non i pochi che lo avevano "commissionato" e che in alcun modo era stato confrontato con il Consiglio stesso, le Commissioni, la Giunta regionale, la Provincia e lo stesso Comune di Roseto degli Abruzzi. Tutti erano all'oscuro di questa ignobile ed infame azione.

Una azione che viola qualunque principio di democraticità e di sostenibilità dello sviluppo che vede, alla base di tutto, il rispetto della natura e delle comunità locali, e che i cittadini e il Comune di Roseto degli Abruzzi stanno ora respingendo in maniera netta in ogni sede, politica, istituzionale e giudiziaria.

In marrone la parte tagliata; in verde quella che rimane


Alcuni commenti a caldo:

https://www.ansa.it/abruzzo/notizie/2023/12/29/riserva-borsacchio-acerbo-rc-assistiamo-a-vera-porcata_50e85f9d-16aa-4691-b954-628b0f786196.html

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2024/01/02/labruzzo-e-la-riserva-la-destra-di-marsilio-cancella-il-borsacchio/7398388/

https://ilmanifesto.it/la-regione-abruzzo-cancella-una-riserva

https://www.ilcentro.it/teramo/tagliata-la-riserva-del-borsacchio-scoppia-la-polemica-1.3237734

domenica 29 maggio 2022

Jovanotti e il "decreto mediatico sblocca-spiagge"


I Sindaci italiani non credevano alle proprie orecchie quando la Trident Music srl ha iniziato a parlare nel 2019 del Jova Beach Party, evento mediatico di risonanza nazionale in base al quale, con l'avallo del WWF, finalmente, si poteva fare sulle spiagge il proprio porco comodo senza tutte quelle rotture di scatole del rispetto della natura, degli ecosistemi, del demanio pubblico, dei piani spiaggia e ... che palle! ... e noi ci vogliamo divertire! ... e ci vogliamo pure fare i soldi!

Si è trattato di un vero e proprio "decreto speciale", definizione rubata a Franco Sacchetti, Architetto paesaggista, curatore di una pagina FB dal nome, significativo, "A chi jova beach tour", da cui ne è scaturito anche un fumetto "Fratini d'Italia", ed autore di un meraviglioso reportage, scaricabile liberamente QUI, di ciò che nel 2019 ha combinato la Trident Music srl in giro per l'Italia con questo evento.

Da quel giorno ogni sindaco, assessore, operatore balneare, agenzia di comunicazione o organizzatore di eventi, si è sentito in diritto di chiedere l'utilizzo delle spiagge italiane per qualunque uso assurdo potesse la mente umana concepire: se Jovanotti ha legalizzato un "Rave Party" facendo addirittura pagare un biglietto, perchè io non posso fare una serata evento, una gara di moto, un raduno, una esposizione, chi più ne ha ne metta!


E gli Uffici del Demanio, le Capitanerie di Porto e le Prefetture di mezza Italia, che fino al 2019 sarebbero state portate in piazza a subire il pubblico lubridio, qualora avessero abbassato la guardia sulla tutela delle spiagge, con il WWF tra i primi accusatori, si sono sentite immediatamente liberate da un peso che non riuscivano più a sostenere. Le richieste di fare l'impossibile sulle spiagge cresceva di anno in anno e tenere fermi i principi di difesa del demanio marittimo e degli ecosistemi costieri era diventato davvero difficile. Jova e WWF insieme con una geniale idea mediatica avevano risolto tutti i loro problemi: "Il più grande spettacolo dopo il Bing Bang", dove ad esplodere ed essere distrutto sono stati, in questo caso, i principi di legalità e di difesa dell'ambiente scritti nella Costituzione Italiana.

A Lido di Fermo la vicenda del "Jova Beach Party" ha assunto contorni surreali. Il Sindaco di Fermo ha avuto la capacità di fare tutto ed il contrario di tutto in soli 5 anni. Questa la storia in sintesi:

Nel 2017 si costituisce il Comitato TAG CostaMare (Torri A Guardia della Costa e del Mare), tra le maggiori Associazioni di Protezione Ambientale di interesse nazionale, presenti nelle Marche, per promuovere la istituzione di siti Natura 2000 costieri e marini lungo la costa marchigiana, dove sono quasi del tutto assenti, ed elaborano con l'aiuto volontario degli esperti che aderiscono, vari progetti per la individuazione dei siti di maggiore interesse su differenti comuni. Alcuni dei progetti sono reperibili sul sito web della Legambiente Marche QUI.

Il progetto per Fermo si chiama "Litorale Fermo 2020" e nel 2018 viene presentato in una Conferenza Stampa tenutasi a Fermo alla presenza di Sindaco ed Assessori competenti. L'entusiasmo per il progetto fu evidenziato anche nei giorni successivi con varie uscite sulla stampa.

Nei primi mesi del 2019 inizia a circolare la notizia che per un evento promosso dal cantante Jovanotti, che si sarebbe svolto sulle spiagge con temi in difesa dell'ambiente, e che il Comune di Fermo aveva espresso l'interesse ad ospitare l'evento. Il TAG Costa Mare si muove rapidamente per evitare che gli unici spazi liberi lungo la costa fossero interessati da un evento che si preannunciava assolutamente incompatibile con i progetti di tutela appena presentati.

Il Comune di Fermo, insieme alla Trident organizzatrice dell'evento, dopo aver fatto credere sia al WWF, sponsor nazionale della manifestazione, che si sarebbe svolta in un luogo non delicato da un punto di vista naturalistico, e dopo aver contrastato le richieste del TAG Costa Mare, che continuava comunque a chiedere che il concerto si svolgesse allo stadio, concordando con la LIPU lo svolgimento del concerto in Agosto, delibera l'affidamento proprio dell'area di Casabianca per lo svolgimento dell'evento.

Il 21 luglio 2019 le ruspe entrano nell'area di tutela del Fratino, dove è vietato, per ordinaza dello stesso sindaco, persino il normale calpestio, e spianano completamente le dune embrionali presenti livellando il piano dell'arenile per la preparazione del concerto. Tutta la vegetazione dunale viene completamente distrutto e, il giorno del concerto più di 30mila persone si accalcheranno su quegli stessi spazi dove qualche giorno prima era interdetto l'accesso.  

Nel 2020 il Comune d Fermo, resosi conto di quanto accaduto su quella spiaggia, affida ad un botanico l'incarico di avviare un restauro ambientale dell'area. Il tecnico incaricato, il Dr. Manuel Tiburtini, ricercatore dell'Università di Pisa, per poter avere una validità dell'ecosistema da ricreare al pari di quanto era andato distrutto, richiede al Comune di Fermo di avviare le pratiche per la traslocazione di piante, talee e semi di specie vegetazionali rare, per ottenere le quali è stato necessario un complesso iter autorizzativo presso la Regione Marche e l'accordo con i gestori delle aree protette, Riserve Naturali e Biotopi Costieri nella Marche e in Abruzzo, che hanno accettato di svolgere il ruolo di donatori di piante protette perchè rare in quanto specie in via di estinzione.

Nel 2021, ottenuti tutti i pareri necessari, operai incaricati dal Comune di Fermo con l'aiuto prezioso di alcuni esperti delle stesse aree protette donatrici e delle associazioni ambientaliste locali, che a titolo personale hanno dato il loro apporto come volontari, si avvia una importante opera di restauro ambientale che consente di sperare in una ripresa negli anni della vegetazione dunale scomparsa.

Nel 2022, anche grazie ai due anni di pandemia che ha comportato varie forme di lockdown, situazione che ha consentito anche una minore frequentazione dei luoghi in ripresa vegetazionale, i primi risultati si sono cominciati a vedere. Nel corso degli anni la spiaggia di Casabianca sarebbe potuta tornare ad essere quello che era prima della distruzione perpetrata dal Jova Beach Party del 2019.

Come se nulla fosse accaduto, il Sindaco di Fermo annuncia che nel 2022 il Jova Beach Party tornerà a Fermo. Quest'anno due date e, dalle prime indiscrezioni sembra proprio che la località scelta sia di nuovo la spiaggia di Casabianca. Si quella stessa destinata a divenire sito Natura 2000, distrutta la prima volta dal Jova Beach Party del 2019 e poi oggetto di un importante opera di restauro ambientale-naturalistico.

Il 2 maggio 2022, il TAG Costa Mare invia una diffida al Comune di Fermo e per conoscenza a tutte le autorità competenti locali, regionali, nazionali ed europee, invitandolo a delocalizzare l'evento in un contesto più adatto, quale uno stadio o comunque un'area non delicata da un punto di vista naturalistico. La mozione, con cui si avvisa di un esposto a Procura della Repubblica e Corte dei Conti se si mantiene la medesima loclaità è sottoscritta da ben 15 associazioni di protezione ambientale, compresa la sezione locale del WWF, che per tale motivo viene coinvolta in una azione di rivalsa da parte della sede nazionale della stessa associazione che vieta l'uso del logo e minaccia denunce.

Queste le 15 associazioni che hanno firmato il documento contro il Jova Beach Party al Lido di Fermo:

- Italia Nostra
- LEGAMBIENTE Marche
- FIAB costa Macerata Fermo
- LIPU Marche
- MareVivo
- Marche Rifiuti Zero
- Slow Food Fermano
- Società Operaia “G.Garibaldi”
- WWF Natura Picena odv
- Questione Natura
- Gruppo Friday for Future Macerata-Fermo
- Ambiente Basso Molise
- Comunità SlowFood Cerrano
- Stazione Ornitologica Abruzzese
- Pro natura Marche


Il 12 maggio 2022 il Sindaco del Comune di Fermo con Ordinanza n.27 rinnova la necessità di porre sotto massima tutela l'area di Casabianca perchè sito di nidificazione del Fratino vietandone l'accesso a piedi e/o con qualunque mezzo e vietando l'accesso ai cani e ad ogni forma di potenziale disturbo fino al 20 luglio 2022.

Il 17 maggio 2022 il Comune di Fermo con la Delibera di Giunta n.164 approva lo svolgimento del Jova Beach Party presso la spiaggia di Casabianca al Lido di Fermo. La disposizione del palco, delle torri e del villaggio distruggeranno di nuovo l'area del Fratino di Casabianca. Le ruspe di nuovo, è previsto che entrino il 21 luglio 2022, il giorno dopo la chiusura della Ordinanza di protezione assoluta.





lunedì 27 dicembre 2021

Meravigliosa esperienza quella del corso tenuto all'Università Politecnica delle Marche

 Con il 2021 ho avuto la fortuna di fare una esperienza straordinaria. Ho avuto la docenza del corso "Marine Policy & Governance"  a Biologia Marina dell'Università Politecnica delle Marche, corso inserito tra gli esami obbligatori del Master internazionale IMBRsea.

Studenti provenienti da ogni parte del globo: dal Canada all'Australia e alla Polinesia Francese; dallo Sri Lanka e dall'India all'Islanda e alle Azzorre; dalle Filippine e Taiwan alle Canarie fino alla Ukraina e al Ciad, nel cuore dell'Africa. Un gruppo eterogeneo, ricco, volenteroso e straordinario, di ragazzi più che mai vogliosi di imparare.

Una bellissima esperienza che mi ha visto con loro coinvolto nelle politiche di gestione del mare, nei loro Paesi, sperimentando tecniche e modalità di protezione dello spazio marino, anche attraverso le Aree Marine Protette. Esperienza che mi ha consentito di mettere in campo e in discussione la mia esperienza svolta con le aree protette italiane e mediterranee. Avendo la conferma dell'ottima strada percorsa e riuscendo a trasmettere loro il massimo del bagaglio di esperienze avute.



sabato 18 aprile 2020

Chiusi 10 anni di esperienza al Cerrano

Dopo dieci anni intensi di attività alla direzione dell'Area Marina Protetta Torre del Cerrano si è chiusa una esperienza lavorativa e di vita meravigliosa. Le difficoltà affrontate sono state incredibili ma i risultati sono stati altrettanto belli. Mi piace rileggere l'ultimo articolo curato sul sito ufficiale dell'Area Marina Protetta che chiudeva il 2019, dove ho cercato, con i link e le immagini, di dare una idea degli importanti traguardi raggiunti dall'Area marina protetta:

"Il miglior modo per festeggiare i dieci anni di vita dell’Area Marina Protetta"


Il passaggio che però mi ha regalato la maggiore soddisfazione alla conclusione della mia esperienza è stato certamente quello della chiusura del ricorso, pendente al TAR per gli interi dieci anni che mi hanno visto in quella Direzione, che contrastava l'istituzione della stessa AMP, non solo per aver definitivamente suggellato l'esistenza di una così importante area protetta lungo la costa medio-adriatica, ma anche e soprattutto per aver partecipato a creare giurisprudenza sul tema degli interessi ambientali collettivi prevalenti rispetto all'interesse economico privato.
Qui di seguito l'articolo del Resto del Carlino-La Città del 28 dicembre 2019.


venerdì 17 aprile 2020

La natura lungo le coste e la fine del lockdown





In questo periodo, in seguito all’interdizione dell’accesso alle spiagge per l'emergenza Covid-19 e al conseguente basso disturbo antropico, la natura in genere, tra cui specie animali di particolare interesse, si sono diffusi ovunque. Quando questo periodo di “coprifuoco“ terminerà e si riprenderà una regolare fruizione degli arenili demaniali, le azioni di preparazione per l’attività turistica, o anche il semplice passeggio con i cani, potrebbero creare non pochi problemi a specie protette da normative nazionali e comunitarie.

Il WWF Italia al Comando Generale della Capitaneria di Porto e a seguire nelle Marche, in Emilia Romagna e in Abruzzo, tutte le associazioni di protezione ambientale, hanno chiesto ai Comandi locali ed ai Comuni costieri di voler operare con le azioni più idonee che di seguito si propongono alla Vostra cortese attenzione.

Sono stati riportati dalla stampa e sui social, in questi giorni, numerosi casi inconsueti di frequentazione e di nidificazione di uccelli in aree urbane solitamente molto antropizzate. Sono numerose anche le specie, tra cui alcune rare e protette ai sensi delle leggi italiane e delle Direttive europee, che nidificano a terra negli habitat costieri. Tra esse vi sono la Beccaccia di mare, Haematopus ostralegus, il Fraticello, Sternula albifrons ed il Fratino, Charadrius alexandrinus, specie, quest’ultima, simbolo della biodiversità e della protezione degli ecosistemi costieri, minacciata di estinzione e dal disturbo antropico.
 L’assenza di disturbo ha portato, nei giorni scorsi, e porterà, ancor nei prossimi mesi, questa specie, come altre di uccelli come quelli sopra citati, se non, addirittura, le stesse tartarughe marine Caretta caretta, che si riproducono sulle spiagge adriatiche, a nidificare indifferentemente in qualunque punto della fascia costiera, nelle spiagge più remote, ma anche in quelle di fronte al lungomare delle località rivierasche, siano esse libere o aree in  concessione per l'uso turistico/balneare.


Non appena riprenderanno i lavori per la pulizia e la sistemazione degli arenili e per la posa delle attrezzature balneari nelle spiagge date in concessione o utilizzate liberamente per la balneazione, i nidi, le uova e pulcini, saranno involontariamente danneggiati o distrutti da macchinari e operatori. Allo stesso modo quando sarà riaperta la fruizione, il passeggio lungo la battigia con animali da compagnia, si registrerà un abbandono dei nidi da parte delle coppie in riproduzione.  
 Si spera che le autorità, nell’interesse di tutti, operatori balneari per primi, possano intervenire per una riapertura senza contraccolpi troppo pesanti per un settore di primaria importanza come quello turistico. Diviene importante pertanto predisporre tutte le azioni utili a salvaguardare questo importante ritorno di biodiversità, attraverso azioni mirate per l’attuazione delle tutte le associazioni si sono dette pienamente disponibili a collaborare.



mercoledì 20 febbraio 2019

domenica 6 maggio 2018

“Tutela della Costa e del Mare Adriatico“ - Porto San Giorgio 11-05-2018



 Saranno l’Europarlamentare e componente delle Commissioni Pesca e Ambiente dell’Unione Europea, Marco AFFRONTE, e il Presidente nazionale della LIPU-Birdlife International, il noto giornalista Fulvio MAMONE CAPRIA, a presentare l’importanza della Tutela della Costa e del Mare Adriaticovenerdì prossimo, 11 maggio 2018, nel convegno organizzato dal Comitato TAG Costa-Mare per parlare della rete ecologica Natura 2000 lungo la costa marchigiana.

Il convegno si terrà, a partire dalle ore 16,30, presso la sala “Max Salvadori“ della Società Operaia “G.Garibaldi“, in centro a Porto San Giorgio (via Gentili, 16) e vedrà la partecipazione anche dell’ambientologo ed esperto di pianificazione costiera, Leonardo MAROTTA, mentre al coordinamento del convegno si è richiesta la presenza della rete delle aree protette adriatiche „AdriaPAN“.

Saranno invece Maurizio MATTIOLI, della Società Operaia e Luigi SILENZI di SlowFood, entrambi attivi coordinatori delle attività del Comitato, che raccoglie le maggiori Associazioni di protezione ambientale italiane, ad aprire e chiudere i lavori.

Collaborazioni importanti nello sviluppo dell’incontro e coinvolti nel dibattito con propri rappresentanti, sono il Comitato Nazionale per la Conservazione del Fratino- CNCF, la Rete delle Aree protette Abruzzese Marine e Costiere Abruzzesi- RAMCA e il coordinamneto ambientalista EcoèLogico.

Scopo dell’incontro è quello di spiegare e valutare insieme agli amministratori locali le strategie migliori per mettere in rete le aree di interesse della costa marchigiana affinché possano un domani essere inserite, laddove ne saranno individuate le caratteristiche utili, nella Rete Ecologica Marche e  nella rete europea Natura 2000.

domenica 24 dicembre 2017

Nasce TAG Costa Mare per una rete di siti Natura 2000 nel medio Adriatico

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Le Associazioni, Slow Food, Legambiente, MareVivo, WWF, Italia Nostra, LIPU, Marche a rifiuti zero, insieme ad un nutrito gruppo di esperti, coordinati dalla Società Operaia «G. Garibaldi», hanno fondato, il 16 dicembre 2017, a Porto San Giorgio (Fermo), il Comitato di volontariato denominato Torri A Guardia della Costa e del Mare Adriatico, sottoscrivendone l’atto costitutivo.
Il Comitato, più semplicemente identificato anche con l’acronimo “TAG Costa-Mare, ha l’obiettivo di promuovere una rete di aree protette lungo la costa marchigiana, che comprenda aree terrestri costiere ed aree marine, nell’ambito dei sistemi di protezione naturalistica e storico-culturale collegati alle normative esistenti, con particolare riguardo alla Rete europea denominata “Natura 2000".
Il giorno della sottoscrizione dell’atto costitutivo del Comitato, durante una affollata Conferenza Stampa tenutasi presso la sede della Società Operaia “G.Garibaldi“ di Porto San Giorgio, che è sede del Comitato, si è parlato dell‘importanza del territorio costiero medio-adriatico, costituito da valenze ambientali peculiari e riconosciute di livello regionale ed Europeo. E‘ stato evidenziato anche, però, come la presenza e l’espansione sullo stesso territorio di numerose infrastrutture, pur di interesse collettivo, ne minano la persistenza e la tutela, in un contesto già pesantemente gravato da una presenza antropica massiccia.
Il Comitato si propone di agire, informando capillarmente la popolazione e le amministrazioni interessate; garantendo la partecipazione di cittadini, associazioni ed enti, che vogliano aderire al comitato stesso; promuovendo la sensibilità delle comunità e degli organi istituzionali preposti; sul tema della conservazione di alcune aree costiere e marine da sottoporre a tutela all’interno della rete Natura 2000.
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sabato 7 ottobre 2017

Una FRA-Fishery Restricted Area prevista in Adriatico per la Fossa di Pomo


In apertura alla quarta edizione della conferenza internazionale "Our Ocean", a Malta, l'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e vice presidente della Commissione UE, Federica Mogherini,  ha annunciato che la Commissione europea si impegnerà con 560 milioni di euro per sostenere azioni a protezione dei mari di tutto il mondo attraverso 36 specifiche azioni per difenderli dai cambiamenti climatici, dall'inquinamento, in particolare della plastica, e dalla pesca illegale.
Dopo l’annuncio della Mogherini è stato il commissario europeo per l'ambiente, gli affari marittimi e la pesca, Karmenu Vella, a dare una notizia, sempre a Malta, ancor più interessante per le coste abruzzesi e l’Area Marina Protetta Torre del Cerrano: l'Adriatico  avrà la prima area marina protetta d’alto mare, sarà quella di Jabuka in acque croate, conosciuta in Italia come Fossa di Pomo (traduzione dal croato Japuka pit) ed intorno a cui da tempo ruotano politiche di tutela.
Si tratta di una depressione del fondale centro adriatico che si trova di qualche miglio verso il largo proprio di fronte all’Area Marina Protetta Torre del Cerrano, in acque internazionali tra Italia e Croazia. Un serbatoio di biodiversità, ormai riconosciuto dal mondo scientifico, di straordinaria importanza e bisognoso di tutela da molto tempo.
Su questo tema l’Università Politecnica delle Marche sta lavorando da tempo, prima promuovendo il progetto AMER-Adriatic Marine Ecosystem Recovery ed ora nellAdriatic Recovery Project . E’ proprio il MedReAct che guida quest’ultimo progetto a dare l’annuncio di quanto deciso a Malta.
L’Adriatico, vero e proprio polmone di tutto il Mediterraneo, è, ad oggi, seriamente malato e gran parte della sua antica e abbondante ricchezza è andata perduta a causa dello sfruttamento eccessivo delle risorse. Fino all’inizio del secolo scorso in questo mare vivevano numerose specie oggi drasticamente diminuite: alcuni squali (come l’Angel shark, anche detto “Squatina”); delfini così abbondanti da essere visti come una minaccia per i pescatori; grandi cetacei, come il capodoglio e mante giganti.
I ricercatori dell’Università Politecnica delle Marche hanno anche sviluppato un questionario "L'Adriatico com'era", per una raccolta dati molto elementare che si pone come obiettivo una raccolta di conoscenze e memorie storiche di pescatori, subacquei e, più in generale, degli amanti del mare.
Si può partecipare dando un proprio contributo a ricostruire la storia del nostro mare! Il questionario è online, raggiungibile al seguente link:
https://servizi.scienze.univpm.it/surveys/index.php/survey/index/sid/893312/newtest/Y/lang/it
In soli tre minuti si compila tutto. Dopo una prima parte generale, con domande brevi su alcuni dati anagrafici degli intervistati, il questionario si sviluppa in poche pagine essendo suddiviso in sezioni diverse che si aprono in base alla professione dell'intervistato: pescatori professionali o ricreativi, subacquei e, infine, semplici amanti del mare.
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Ultimato il lavoro come Commissario

L'esperienza come Commissario della Riserva Naturale Borsacchio si è conclusa nei mesi scorsi concordemente con il Comune di Roseto degli Abruzzi, la cui nuova amministrazione, ha chiesto espressamente alla Regione Abruzzo di interrompere la fase di commissariamento anticipatamente nell'intenzione di riprendere le attività di gestione con l'impegno di portarle avanti fattivamente.
E' stato quindi un piacere riconsegnare tutto nelle mani del Sindaco con la speranza che anche per il Borsacchio parta una gestione costruttiva come accade per tante altre Riserve naturali abruzzesi.
Un riepilogo dell'attività svolta è stato pubblicato sul sito che ha svolto la funzione di vetrina delle attività commissariali durante il mandato mentre tutte le delibere, pubblicate tra l'altro anche all'Albo pretorio comunale e sul BURA, sono reperibile nell'apposita sezione aperta al momento dell'avvio del commissariamento nel sito ufficiale dell'Area marina protetta Torre del Cerrano.
Un ringraziamento sentito va a tutti gli amici delle associazioni ambientaliste e culturali di Roseto che mi hanno aiutato in questa importante esperienza e un pensiero colmo di gratitudine e speranza lo rivolgo all'amico Franco che ci ha lasciato proprio in questa straordinaria stagione di rinascita per la SUA Riserva.
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domenica 27 novembre 2016

mercoledì 4 maggio 2016

50 anni di WWF nel Teramano



Per i cinquanta anni una bellissima sequenza di immagini che riassume solo una piccola parte del lavoro fatto in mezzo secolo di storia nella Provincia di Teramo. Grazie a tutti.

martedì 22 dicembre 2015

Commissario della Regione Abruzzo per la Riserva Naturale Regionale del Borsacchio

Comunicato Regione Abruzzo 2015-12-22

RISERVE: BORSACCHIO; FABIO VALLAROLA NOMINATO COMMISSARIO

(REGFLASH) L'Aquila, 22 dic. - L'architetto Fabio Vallarola, attuale direttore dell'area marina protetta "Torre del Cerrano", è il nuovo Commissario straordinario della Riserva naturale regionale "Borsacchio". Lo ha nominato questa mattina la Giunta regionale su proposta dell'assessore alle Aree protette, Donato Di Matteo. La nomina del Commissario straordinario si è ritenuta necessaria "in ragione del fatto che a tutt'oggi né la Provincia di Teramo né il Comune di Roseto hanno provveduto alla piena attuazione dell'art. 69 della legge finanziaria regionale del 2005" che istituiva la Riserva naturale e indicava una serie di prescrizioni a carico del Comune e della Provincia per l'avvio della gestione. Tra i compiti che la legge affidava al Comune di Roseto c'era anche l'elaborazione, entro 90 giorni dalla pubblicazione della legge, di un progetto pilota di gestione finalizzato all'occupazione di disoccupati e inoccupati avvalendosi di associazioni di protezione ambientale, di consulenti, di società cooperative, del Corpo Forestale, dell'Università e dell'istituto zooprofilattico "Caporale". Il mandato commissariale dell'architetto Vallarola avrà una durata di 24 mesi e dovrà verificare lo stato di attuazione e realizzazione della sistemazione dei cartelli segnaletici perimetrali, l'elaborazione di un progetto pilota di gestione, la definizione dell'organo di gestione della Riserva, provvedere all'affidamento dell'incarico per l'elaborazione del Piano di assetto naturalistico, l'adozione del piano stesso da parte del comune di Roseto ed infine la predisposizione di un programma di attuazione che dovrà indicare modi, tempi e costi. L'attività del commissario verrà esercitata a titolo gratuito. (REGFLASH) IAV 151222

Curriculum Arch. Fabio Vallarola
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martedì 4 febbraio 2014

Adriatico croato attenzionato dalla Spectrum

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Dall’inizio di settembre del 2013 la Spectrum sta effettuando la scansione dei fondali del mar Adriatico lungo le coste croate alla ricerca di giacimenti di idrocarburi, in particolare greggio e metano, intrappolati nelle rocce, su un’area di 12.000 Km2. Secondo il governo croato le attività di ricerca verrebbero  effettuate gratuitamente e spontaneamente da parte della compagnia norvegese, senza quindi che sia stata indetta alcuna gara pubblica. Secondo Sigrid Lüber, presidente di Ocean Care,  la tecnica adoperata dallo speciale sottomarino in dotazione alla compagnia norvegese è quella “2D”, che consistete nell’emissione ogni dieci secondi di un muro di onde sonore di 240, 260 decibel. Si tratta di suoni molto più forti di quelli prodotti dai motori di un jet in fase di decollo, che non superano i 140 decibel. Draško Holcer, presidente del Blue World Institute of Marine Research and Conservation, dice che le specie ittiche più a rischio per le attività della Spectrum sarebbero i delfini e le balene che possono percepire le onde sonore anche a chilometri di distanza: onde di tale intensità danneggerebbero il loro sistema uditivo provocando lesioni ed emorragie e, a lungo andare, la loro fuga dall’habitat. -
Da Greenreport 31 gennaio 2014
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sabato 16 marzo 2013

Confindustria pur di trivellare l'Adriatico si autodenuncia a 360 gradi

Si resta pietrificati nel leggere l'articolo pubblicato sull'edizione odierna del quotidiano nazionale "Italia Oggi". A pag.12 un articolo dal titolo "Regioni contro le trivelle offshore" il Presidente di Confindustria di Chieti, Paolo PRIMAVERA, nell'opporsi alla levata di scudi dei Governatori di tutte le Regioni contro le trivellazioni in Mediterraneo e in Adriatico, dichiara: «il mare non è balneabile proprio in corrispondenza con le foci dei fiumi» e al riguardo andrebbero verificati i depuratori dei nuclei industriali. Ma qualche rigo dopo si raggiunge il peggio quando dichiara, in riferimento alle 300 petroliere che solcano il Mediterraneo ogni giorno: «Quelle sì che inquinano davvero con sversamenti e lavaggi in mare aperto». In quattro parole ha denunciato illegalità di gravità assoluta a danno dell'ambiente da parte di attività tutte collegate alla produzione industriale ed alla gestione del ciclo di estrazione e distribuzione degli idrocarburi.

Leggi l'articolo completo su: http://www.italiaoggi.it/giornali/dettaglio_giornali.asp?preview=false&accessMode=FA&id=1816280&codiciTestate=1
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sabato 23 febbraio 2013

Quale uscita dei parchi dalla crisi?

di Renzo Moschini- Presidente del Gruppo di San Rossore

Che i parchi stessero entrando in una  crisi non congiunturale, cioè non in uno di quegli alti e bassi  che hanno caratterizzato  tutto il loro altalenante percorso sia prima della approvazione della legge quadro del 91, sia dopo quando essa entrò finalmente in vigore, ha faticato un bel po' ad emergere e a preoccupare.
Ricordo di essermi beccato qualche brutta tirata d'orecchi anche da ambienti amici perchè vedevo rischi dove non ce n'erano e soprattutto sottovalutazioni e ritardi dove invece il sensorio -si diceva-era più che vigile.
Oggi è difficile negarlo e ancor meno far finta di niente per chiunque, sebbene restino poi differenze non trascurabili sulle risposte da  dare alla crisi galoppante.
Credo che per riuscire a imboccare, dopo tante esitazioni e incertezze, la strada giusta a partire dalle politiche a cui sarà chiamato il nuovo governo e anche il nuovo parlamento, possa aiutare a capire meglio cosa è realmente accaduto. Vale naturalmente per la stessa rappresentanza dei parchi  ma anche e soprattutto per le forze politiche e in particolare quelle che ai parchi avevano dedicato fin dall'inizio attenzione, impegno, iniziativa sia prima che dopo l'approvazione della legge quadro del 91.
Ritengo, infatti, che la fase istitutiva dei parchi e specialmente quella assolutamente nuova, cioè precedente la 394, si presentò subito -anche dinanzi alle resistenze e alle ostilità- in tutta la sua portata e novità culturale e politico-istituzionale. Risultò presto chiaro che il parco era un'arma in più -e molto efficace- contro la speculazione allora imperante specie sulle coste, ma non solo. Come dimenticare le vicende della pineta dei Salviati nella nascita e decollo del parco di San Rossore. Ma anche altri parchi regionali, dalla Lombardia al Piemonte,dalla  Sicilia alle Marche, fino alla Liguria   e al Veneto, hanno questo inconfondibile e incancellabile DNA che ritroviamo nei piani dei parchi, ossia la vera novità che anticipò anche la legge quadro che dovette farne non a caso tesoro. Poi, dopo il 91, sono arrivati i parchi nazionali con i loro enti parco che consentirono anche a quelli regionali -quasi tutti- di passare dal Consorzio di enti locali all'ente regionale sul modello di quello nazionale.
Nel frattempo ai parchi si erano affiancati nuovi protagonisti dell'impegno ambientale delle istituzioni come i bacini idrografici anche se non gestiti da un soggetto istituzionale sul modello dei parchi, come poi avrebbero inutilmente richiesto.
Insomma la prima fase che precedette l'approvazione  della legge quadro fu segnata da una gestione pianificata di importanti territori che travalicava ormai  i confini comunali, provinciali e anche regionali. La fase che seguì, se da un lato offriva finalmente un ambito di riferimento nazionale e per più d'un aspetto anche comunitario alle regioni e agli enti locali, dall'altro cominciò ad essere segnata da una crisi delle politiche di programmazione specie sovraordinata tanto che oggi su 24 parchi nazionali solo 3-4 hanno un piano approvato. Così, mentre la legge affidava finalmente al ministero compiti precisi di programmazione volti a costruire un sistema nazionale di parchi e di aree protette, che era la condizione fondamentale per superare la frammentazione regionale e locale e soprattutto di integrare la gestione terra- mare prevista peraltro anche da altre leggi più o meno coetanee come quella sul mare, qualcosa si stava depotenziando.
Entrò subito in sofferenza la pari dignità tra parchi nazionali e regionali come si potè  vedere anche alla prima Conferenza nazionale dei parchi svoltasi a Roma. Alla prima festa dei parchi regionali in San Rossore il ministro Ronchi sostenne che i veri parchi erano quelli nazionali e in perfetta coerenza con questa sconcertante sortita non affidò al Parco regionale di Portofino la gestione dell'area marina sostenendo che non lo consentiva la legge quadro. Non fu difficile poi alla Corte dei Conti affermare che la decisione del ministero contrastava non solo con la 394 ma anche con la legge 426 che aveva ben precisato gli ambiti di azione a cui avrebbe dovuto attenersi il governo; Alpi, APE, Santuario, gestione integrata aree protette terrestri e marine che il ministero ha sempre ignorato ed eluso.
Nella stessa struttura ministeriale vennero meno senza essere rinnovati e riformati, come si sarebbe dovuto anche in base alla Bassanini, organi e sedi preposti a quella programmazione sistemica prevista dalla legge quadro.
E dopo le inadempienze indecorose sul fronte delle aree protette marine, si giunse così più recentemente alla sottrazione del paesaggio alla pianificazione dei parchi che era stato -risultati alla mano- uno degli aspetti più innovativi   del ‘laboratorio' parco che venne meno proprio nel momento in cui a Firenze si firmava con ritardo l'adesione del nostro paese alla Convenzione europea.
Già da questa estremamente sommaria ricapitolazione di alcuni passaggi chiave si ha conferma che quella crisi in cui sempre più velocemente si era entrati non aveva nulla di congiunturale ma di più profondo e allarmante.
Ed era ancor più chiaro ed evidente che le cause non erano da ricercarsi nella legge quadro, ma proprio nelle inadempienze politiche  ministeriali a partire da quella relazione annuale che avrebbe dovuto via via documentare lo stato dell'arte sul piano nazionale, il suo rapporto con le regioni e gli enti locali. Buio pesto e nessuna volontà di misurarsi e confrontarsi con tutti i protagonisti di una partita sempre più complessa e a rischio; ecco il no alla terza Conferenza nazionale. Ma soprattutto il tentativo riuscito anche per corresponsabilità -verrebbe da dire complicità- di soggetti che accolsero la pretestuosa manfrina di fare della legge il capro espiatorio di una politica fallimentare. Quello che può essere considerato un vero condono politico che per di più ha incoraggiato lo stravolgimento di una legge -vedi testo del senato- che non è in attesa e bisognosa  di modifiche ma di piena attuazione.
Ecco perché il nuovo governo e il nuovo parlamento sono attesi alla prova e non certo nel senso che proseguano il lavoro di smantellamento avviato dal ministero anche con il soccorso sorprendente del senato, ma proprio perché rilancino finalmente una politica e un impegno degno di questo nome. La stazione di partenza non è la legge ma la politica di cui oggi si è orfani. E le istituzioni -non solo centrali- non sono attese perché sfornino altri pessimi emendamenti o trovate ma propongano idee, impegni, percorsi di governo del territorio e di tutela ambientale di cui oggi non vi è traccia.

Da GreenReport del 22 febbraio 2013
 (http://www.greenreport.it/_new/index.php?page=default&id=20570)

venerdì 30 novembre 2012

La situazione delle Aree Marine Protette Mediterranee


Non avrebbe alcun senso trasformare il mausoleo indiano del Taj Mahal in una discarica di rifiuti tossici, o costruire un centro commerciale sull'Acropoli di Atene, o ancora tagliare le erbe del pianure del Serengeti per farne foraggio. 
Allora perché gli esseri umani non hanno analoghi comportamenti con il Mediterraneo? 
Probabilmente non c'è un mare, sulla Terra, dove ci sia un'associazione di valori culturali e naturali unici e universalmente riconosciuti come quelli che caratterizzano il Mediterraneo, che debbano coesistere con pressioni umane tanto intense e pervasive che inducono sempre più a dimenticare tutti questi valori.
Si potrebbe immaginare che l'umanità è pienamente vigile e decisa a rispondere a queste minacce, a trovare soluzioni ai conflitti, a garantire che le caratteristiche uniche del Mediterraneo non vadano perse. E non si può negare che ciò stia avvenendo, ma si tratta di azioni esitanti e poco incisive, con scarsi risultati. E nonostante questo impegno, l'habitat mediterraneo continua a peggiorare di anno in anno, e specie emblematiche scompaiono sotto i nostri occhi. 
Pochi successi vengono in mente. 
La perdita è ambientale e culturale, ma anche economica. Non dobbiamo dimenticare che il Mediterraneo è una delle mete turistiche più ambite nel mondo. Le Aree Marine Protette (AMP) sono riconosciute a livello mondiale come strumenti efficaci per proteggere l'ambiente marino e avere successo nel Mediterraneo, dove ne sono state create circa un centinaio negli ultimi
decenni, per fornire unaprotezione speciale ai siti caratterizzati da habitat e specie di maggiore interesse. Di fronte alla complessità dei problemi che pone la salvaguardia del Mare nel suo insieme, i paesi del Mediterraneo hanno deciso di proteggere i gioielli che ancora sussistono nei loro mari, e si sforzano di proteggerli classificandoli come Aree Marine Protette.
Tuttavia, anche entro i confini ristretti di questa strategia di selezione, c'è ancora molto da fare. I problemi riguardano sia il processo di classificazione, sia i problemi di gestione. Con la sola eccezione del Santuario Pelagos, tutte le AMP del Mediterraneo sono costiere, e nessuna AMP reale esiste ancora in profondità. Peggio ancora, circa i tre quarti di esse si trovano lungo le coste settentrionali del bacino mediterraneo, e risulta
evidente la mancanza di zone marine protette classificate nelle regioni meridionali e orientali, privando così di una necessaria protezione habitat e specie uniche.
Le Aree Marine Protette del Mediterraneo operano tutte come entità separate, e nessuna rete funzionale è ancora apparsa all'orizzonte. Più della metà delle aree marine protette nell'area mediterranea non si è ancora dotata di un proprio piano di gestione - la maggior parte di loro, perché non ha neppure nominato un ente gestore. Ciò significa che più della metà delle AMP del Mediterraneo potrebbero essere considerate come "parchi di carta", riducendo così in modo significativo l'efficacia dell'azione di tutela che potrebbe esercitare nella regione. Fattore negativo ancora più importante, l'efficacia protettiva nell'ambiente marino, in tutto il Mediterraneo, è ancora soggetta alla eterogeneità della governance regionale, delle strutture istituzionali, della distribuzione della ricchezza, del capitale sociale, e della conoscenza dell'ambiente.
Tuttavia, nonostante questo scenario piuttosto cupo, ci sono buoni motivi per essere ottimisti: le soluzioni ai problemi che le AMP del Mediterraneo hanno di fronte, sono oggi chiare e a portata di mano, a condizione che l'azione politica segua l'impegno politico... In primo luogo, una valutazione delle esperienze già acquisite, e di quanto occorre ancora conoscere, deve essere fatta per l'intero bacino mediterraneo. In secondo luogo, altre nuove AMP dovrebbero essere realizzate per affiancarle alle aree marine protette già esistenti, e creare delle reti di AMP ecologicamente e geograficamente equilibrate, con l'obiettivo finale di proteggere gli habitat rappresentativi di tutte le differenti eco-regioni del Mediterraneo.
In terzo luogo, AMP esistenti devono lavorare insieme per risolvere i problemi di governance (ad esempio, perfezionando lo status giuridico di AMP e l'infrastruttura istituzionale quando necessario), e di gestione (ad esempio, aiutando le AMP a dotarsi di strutture e organismi di gestione, di propri piani di gestione, e dei mezzi per la realizzazione). Per raggiungere questo obiettivo, dovranno essere rafforzati i partenariati tra tutti gli attori del settore, con dei ruoli precisamente attribuiti, con il consenso di tutti.
Presupposto fondamentale per un tale sforzo è la creazione di un punto zero da cui partire e poi misurare i progressi.  (...) Non perdiamo questa meravigliosa opportunità.

Giuseppe Notarbartolo di Sciara
Coordinateur Régional, CMAP-Région Marine Méditerranée et Mer Noire

dalla Prefazione di:
Statut des Aires Marines Protégées en Mer Méditerranée
Une étude réalisée conjointement par l’UICN, WWF et MedPAN
http://medmpaforum2012.org/sites/default/files/mpa_fr_lr.pdf
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lunedì 30 aprile 2012

L’impronta ecologica e quella culturale


Sulla nostra crescente impronta ecologica sul territorio non ci sono dubbi tanti sono ormai i dati, le cifre, le situazioni che ne danno l’allarmante conferma. Anche noi come Gruppo di San Rossore quando abbiamo deciso di occuparci dei parchi avevamo chiaro l’intreccio con questa condizione più generale di cui le aree protette sono un momento importantissimo ma non certo esclusivo.
Del resto la crisi dei parchi -e non certo a caso- è maturata all’interno di scelte politiche e istituzionali che hanno penalizzato l’insieme di quelle norme e regole di cui lo stato si era dotato negli anni successivi alla istituzione delle regioni. Gli effetti sono pesantemente negativi prima ancora che sul funzionamento del governo del territorio sulla impalcatura culturale che lo sosteneva. E’ stato così per il suolo, il paesaggio, la natura. Ciò che colpisce infatti oggi-e non solo nel caso dei parchi- è la confusione culturale, il venir meno come nel caso del  testo di legge e la discussione che l’accompagna al Senato di quei riferimenti culturali fondamentali che furono e restano alla base della legge 394. Muoveva da qui e in tempi non sospetti l’appuntamento di Parcolibri a Pisa  che nelle sue 4 edizioni fino all’ultima  che ebbe il riconoscimento del Presidente della Repubblica permise alla case editrici ma anche in primo luogo ai parchi di confrontarsi su libri e studi dedicati alla esperienza e ai problemi delle nostre aree protette. Un ruolo particolare ebbe allora ed ha ancora oggi la Collana dell’ETS sulle alle aree naturali protette giunta ormai a oltre 20 volumi inaugurata da quello dedicato alla Biodiversità nelle aree protette curato da Sandro Pignatti che continua con grande regolarità ad essere ricercato. Basta del resto vedere gli ultimi dedicati alla pianificazione dei parchi (curato da Massimo Sargolini), sulle Alpi ( curato da Cesare Lasen), il paesaggio (curato da Enrico Falqui), le Aree protette marine (curato da Fabio Vallarola) per avere conferma di come si sia riusciti a coinvolgere decine di prestigiosi autori del mondo universitario ma anche di amministratori, operatori e tecnici impegnati nei parchi nazionali e regionali.
Ecco perché pensiamo che valga la pena di valutare –anche come Gruppo di San Rossore- l’opportunità di riprendere Parcolibri e utilizzare i libri che toccano questioni fondamentali del dibattito sul ruolo e il futuro dei parchi per promuovere specialmente in realtà e per temi ben definiti; le alpi, il mare, il paesaggio una nostra iniziativa.
Renzo Moschini

venerdì 10 febbraio 2012

LEGGE PARCHI Appello delle Associazioni Ambientaliste

Con il pretesto della riforma della Legge n.394 del 1991 si stravolgono i Parchi Nazionali

FAI-Fondo Ambiente Italiano, Italia Nostra, Mountain Wilderness, LIPU-BirdLife Italia e WWF Italia lanciano insieme un appello per fermare la riforma della legge 394 sulle aree protette che rischia di stravolgere i parchi Nazionali.
Gli aspetti più pericolosi della riforma avviata dalla Commissione Ambiente del Senato interessano essenzialmente tre aspetti della gestione delle nostre aree protette che per i loro contenuti rischiano di stravolgere alcuni dei principi fondamentali che hanno motivato la creazione dei Parchi e delle Riserve naturali non solo in Italia ma in tutto il mondo.
Nei prossimi mesi per fermare questa riforma inutile e dannosa della Legge quadro sulle aree naturali protette le nostre Associazioni lavoreranno insieme, cercando il supporto del mondo scientifico, degli intellettuali, dei rappresentanti della cultura e dell’ampia maggioranza dell’opinione pubblica che ha a cuore la sorte dei nostri Parchi Nazionali e della natura che devono proteggere.
E' solo rispettando le finalità di tutela che i parchi possono rappresentare un forte richiamo per il turismo nazionale e internazionale con ricadute positive sull'occupazione.
La riforma contestata vuole mettere in discussione il delicato equilibrio raggiunto nella gestione dei parchi tra rappresentanti del Ministeri dell’Ambiente e dell’Agricoltura, del mondo scientifico, delle Associazioni ambientaliste e dei rappresentanti degli Enti Locali, nel rispetto della Costituzione che attribuisce allo Stato la competenza esclusiva in materia di tutela degli ecosistemi proprio per ribadire l’interesse nazionale della conservazione della natura. Le proposte di modifica intendono spostare questo delicato equilibrio a vantaggio di coloro che rappresentano interessi locali e di settore con una maggioranza dei rappresentanti degli Enti Locali e l’introduzione di un rappresentante delle Associazioni agricole nel Consiglio direttivo degli Enti Parco. Allo stesso tempo verrebbero eliminati i rappresentanti del mondo scientifico e ridotta la presenza delle Associazioni ambientaliste.
Queste modifiche, insieme alle nuove procedure previste per la nomina dei direttori dei parchi, non farebbero che aumentare la politicizzazione degli Enti Parco.
Una maggiore efficienza nella gestione degli Enti Parco, in particolare per la valorizzazione delle identità locali dei territori e lo sviluppo della “green economy”, sarebbe la motivazione principale dei sostenitori della riforma, ma questo può essere perseguito da diversi Enti pubblici nell’ambito delle loro ordinarie funzioni. Le aree naturali protette nascono per la conservazione della natura, se gli Enti Parco si trasformano in grandi Pro loco o agenzie di sviluppo locale finiscono per diventare inutili doppioni di Enti che oggi in molti vorrebbero tra l’altro cancellare.
Come secondo punto critico si aprirebbe la possibilità di cacciare nelle aree protette con la scusa del controllo delle specie aliene, quando soluzioni efficaci sono possibili anche con l’attuale normativa ed organizzazione dei Parchi.
Terzo aspetto è il meccanismo di finanziamento degli Enti Parco con l’introduzione della riscossione di una royalty o di canoni su alcune attività ad elevato impatto ambientale (la coltivazione di idrocarburi, gli impianti idroelettrici, impianti a biomasse, oleodotti ed elettrodotti fuori terra, le attività estrattive, posti barca ecc) che determinerebbero un pesante condizionamento delle decisioni di un Ente Parco che in prospettiva sarebbe a larga maggioranza controllato dai rappresentanti dei Comuni.

Roma, 26 gennaio 2012