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lunedì 30 aprile 2012

L’impronta ecologica e quella culturale


Sulla nostra crescente impronta ecologica sul territorio non ci sono dubbi tanti sono ormai i dati, le cifre, le situazioni che ne danno l’allarmante conferma. Anche noi come Gruppo di San Rossore quando abbiamo deciso di occuparci dei parchi avevamo chiaro l’intreccio con questa condizione più generale di cui le aree protette sono un momento importantissimo ma non certo esclusivo.
Del resto la crisi dei parchi -e non certo a caso- è maturata all’interno di scelte politiche e istituzionali che hanno penalizzato l’insieme di quelle norme e regole di cui lo stato si era dotato negli anni successivi alla istituzione delle regioni. Gli effetti sono pesantemente negativi prima ancora che sul funzionamento del governo del territorio sulla impalcatura culturale che lo sosteneva. E’ stato così per il suolo, il paesaggio, la natura. Ciò che colpisce infatti oggi-e non solo nel caso dei parchi- è la confusione culturale, il venir meno come nel caso del  testo di legge e la discussione che l’accompagna al Senato di quei riferimenti culturali fondamentali che furono e restano alla base della legge 394. Muoveva da qui e in tempi non sospetti l’appuntamento di Parcolibri a Pisa  che nelle sue 4 edizioni fino all’ultima  che ebbe il riconoscimento del Presidente della Repubblica permise alla case editrici ma anche in primo luogo ai parchi di confrontarsi su libri e studi dedicati alla esperienza e ai problemi delle nostre aree protette. Un ruolo particolare ebbe allora ed ha ancora oggi la Collana dell’ETS sulle alle aree naturali protette giunta ormai a oltre 20 volumi inaugurata da quello dedicato alla Biodiversità nelle aree protette curato da Sandro Pignatti che continua con grande regolarità ad essere ricercato. Basta del resto vedere gli ultimi dedicati alla pianificazione dei parchi (curato da Massimo Sargolini), sulle Alpi ( curato da Cesare Lasen), il paesaggio (curato da Enrico Falqui), le Aree protette marine (curato da Fabio Vallarola) per avere conferma di come si sia riusciti a coinvolgere decine di prestigiosi autori del mondo universitario ma anche di amministratori, operatori e tecnici impegnati nei parchi nazionali e regionali.
Ecco perché pensiamo che valga la pena di valutare –anche come Gruppo di San Rossore- l’opportunità di riprendere Parcolibri e utilizzare i libri che toccano questioni fondamentali del dibattito sul ruolo e il futuro dei parchi per promuovere specialmente in realtà e per temi ben definiti; le alpi, il mare, il paesaggio una nostra iniziativa.
Renzo Moschini