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Su questa pagina riporto più o meno quanto è già noto sul mio conto e qualcosa di più sui temi di interesse comune che seguo da vicino.


lunedì 11 agosto 2008

Arrivano le nuove AMP ?

Il Resto del Carlino di ieri, 10 agosto 2008, ha portato un bagliore di informazione sul mistero che circondava le procedure istitutive delle nuove Aree Marine Protette italiane da quando con il nuovo Governo si è avviato un consistente cambio di rotta sulle politiche delle aree protette da parte del Ministero dell’Ambiente.
Con l’arrivo del nuovo Ministro si è accesa subito, infatti, una importante discussione sui Parchi che dovranno diventare Fondazioni, così come anche sui divieti di assunzione imposti alle Pubbliche Amministrazioni, che di fatto paralizzano le Aree Protette italiane, non solo Marine. Nulla si era fino a ieri saputo, invece, di cosa accadesse nelle procedure istitutive di quelle AMP ormai in via di definizione ultima.
Finalmente una luce: "E' intenzione del Ministro dare piena attuazione al sistema delle aree marine protette" queste sono le parole ufficiali provenienti da Roma “I quattro Parchi già definiti: Costa degli Infreschi, S. Maria, Castellabbate e Torre Cerrano, andranno a regime dal gennaio del 2009. Il Parco Marino del Piceno è tra quelli che hanno ancora il procedimento in corso, insieme con altri nove in tutta Italia. Man mano che si concludono tali procedimenti saranno regolarmente autorizzati".
Le due nuove Aree Marine protette dell’Adriatico, Torre Cerrano e Piceno, a cui si aggiunge quella della Costa del Conero, sono essenziali per un sistema di protezione che consenta alle politiche di tutela comunitarie, legate a Natura 2000, di poter parlare di rete e non di fatti singoli ed isolati. Un passaggio indispensabile per AdriaPAN.

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sabato 2 agosto 2008

Parchi? Vanno tolti i politici non i fondi!

“I parchi, restando a quelli nazionali, (…) costano annualmente allo Stato appena 50 milioni di euro, quanto il bilancio di un Comune di 30 mila abitanti, quanto la realizzazione di tre chilometri di autostrada, a fronte di una superficie di 1.200.000 chilometri quadri , pari circa alla regione Umbria. Una cifra inferiore di un terzo a quello che costano i parchi Spagnoli e la metà dei parchi Francesi”.
(Estratto dall’articolo “Difendiamo i nostri parchi” su: Il Corriere di Romagna del 28 luglio 2008)

“Di ogni euro che l'Italia spende per l'ambiente, solo tre centesimi e mezzo vanno alle 1.099 aree protette (parchi nazionali e regionali, riserve naturali e marine). In tutto fanno 211 milioni di euro l'anno, un misero 0,015 per cento del Prodotto interno lordo. Lo Stato contribuisce con 56,5 milioni, meno di quanto elargisce ai giornali di partito”.
(Estratto dall’articolo “I parchi condannati alla paralisi” su: La Stampa del 27 luglio 2008)

« A febbraio di quest'anno, solo in due parchi nazionali su 23 erano in vigore i piani. E più in generale, l'Aidap stima che otto aree protette su dieci non abbiano ancora un piano. Un parco senza piano è come uno Stato senza Costituzione. Paralizzato. Con due effetti paradossali: in assenza del piano, si bloccano gli incentivi economici previsti dalla legge e invece scattano, come una specie di salva-vita, vincoli automatici molto più rigidi. Tanto da suscitare reazioni di rigetto» spiega Ippolito Ostellino, direttore del Parco fluviale del Po torinese e presidente dell' AIDAP-Associazione italiana direttori e funzionari delle aree protette.

«Qual è la ragione di questo disastro? Primo: per predisporre un piano serve un ente che funzioni bene, e i parchi sono terremotati dai ministri che li commissariano a ogni cambio di governo. Una procedura straordinaria, che dovrebbe essere usata per gravi inadempienze contabili, è diventata lo strumento ordinario per attuare lo spoil system. Un ente commissariato, a prescindere dalle inevitabili code giudiziarie, non redige il piano. E dato che i commissari si susseguono per anni, il piano resta bloccato a lungo. Anche quando il piano viene scritto, la strada è ancora lunga. Deve essere approvato dalle Regioni, nei cui uffici marcisce per anni. Troppi interessi in gioco, si tratta di scelte difficili e pesantissime», spiega Ostellino.

I politici locali non hanno voglia di perdere il potere sul controllo del territorio e lasciano i piani nei cassetti. Tanto nessuno ne risponde. Ma chi ne soffre sono i cittadini, in attesa di uno sviluppo legato ai Parchi che viene sempre più ritardato e rimandato nel tempo.

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