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venerdì 19 febbraio 2010

Le Aree Marine Protette italiane condannate a morte

La foto mostra qual è stata la partecipazione alla Conferenza
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Le Aree Marine Protette italiane non esistono più, non hanno fondi, non sono rappresentate da nessuno. Abbandonate a se stesse innanzitutto dal Ministero dell’Ambiente della Tutela del Territorio e del Mare (mai termine si è dimostrato più inappropriato).
A Bari nel corso di “Mediterre” ( l’annuale incontro del mondo dei parchi) si è tenuta nel pomeriggio del 29 u.s. la prevista e pubblicizzata Conferenza Nazionale sulle aree Marine. Il titolo della conferenza era eloquente: “Le Aree Marine Protette tra rischi di sopravvivenza e ipotesi di riforma”. Alla Conferenza Presieduta Da Sebastiano ROMANO (presidente dell’area marina di Siracusa). hanno relazionato il Senatore Antonio D'ALI'(Presidente della Commissione Ambiente del Senato) ed il Senatore Roberto DELLA SETA(PD, membro Commissione Ambiente ) nonché Il Presidente di Federparchi Giampiero SAMMURI, il Vicepresidente dell’associazione Legambiente ed un rappresentante delle Aree Marine Protette iscritte a Federparchi.
Un’occasione straordinaria per discutere con tutti i portatori d’interesse i gravi problemi del settore. Un’occasione clamorosamente fallita poiché:
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• Le Riserve Marine italiane erano assenti, n’erano presenti sette su ventisei mancavano 19 aree marine.
• Il Ministero dell’ambiente era assente pur essendo previsto dal programma l’intervento del Direttore Generale del Servizio Conservazione Natura.
• Il WWF e l’associazione “Marevivo” erano assenti pur essendo previsto l’intervento di rappresentanti. Quanto sopra significa che le associazioni che hanno organizzato l’evento, Federparchi e Legambiente, non sono in alcun modo rappresentative del sistema nazionale delle aree marine protette.


In ogni caso dalle relazioni degli oratori è emerso che:

1- Le Aree Marine Protette Italiane dieci anni fa erano dodici e ricevevano dallo Stato un contributo equivalente a nove milioni di euro, oggi sono venticinque e ricevono un contributo di quattro milioni di euro.
2- Vi è una confusione normativa e amministrativa tale che non rendere possibile né la gestione dei territori demaniali né l’amministrazione delle aree.
3- Il divieto di avere personale, di fatto, paralizza ogni attività, comprese le iniziative economiche e la possibilità dell’applicazione di sanzioni per chi non osserva i vincoli di tutela.
4- La recente legge sullo scioglimento dei consorzi pubblici è il colpo di grazia per un sistema già al collasso.


Il Senatore D’Alì ha comunicato con enfasi l’unica cosa positiva che oggi riguarda le Aree Marine Italiane, il disegno di legge approvato dalla Commissione Ambiente del Senato per agevolare il diportismo nautico. Una Legge che permette il posizionamento di campi boe che consentiranno alle grandi barche da diporto (fino a cento metri di lunghezza) l’ingresso nei territori protetti.

Desta incredulità sapere che tutte le riserve marine italiane ricevono solo quattro milioni d’euro l’anno e nel contempo scoprire che vi è al Ministero una richiesta di finanziamento da parte di “privati”di 30 milioni di euro (di cui uno già erogato per un progetto sperimentale) per istallare campi boe nelle Aree Marine Protette. Come dipartimento ambiente IDV insieme al Senatore Caforio (già presentatore di un’interrogazione parlamentare) ci siamo attivati affinché “Italia dei Valori” offra ai rappresentanti delle Aree Marine Italiane ogni possibile aiuto dando la disponibilità di tutta la sua rappresentanza istituzionale dal livello locale a quello nazionale e Parlamentare. Auspichiamo anche che le Aree marine d’ora innanzi facciano riferimento esclusivamente all’ANCI ed all’UPI uniche entità peraltro istituzionali che possono in questa disastrosa situazione rappresentarle con efficacia.

Elio LANZILLOTTI
Tratto dal Sito di Italia dei Valori - Puglia.
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