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mercoledì 5 gennaio 2011

Parchi speranza per il futuro del mondo ma non in Italia

Da Greereport del 4 gennaio 2011, prendiamo e pubblichiamo il pensiero sulla situazione difficile dei Parchi italiani di Paolo Pigliacelli.

Nel primo decennio del 2000 il numero e le superfici delle aree protette nel mondo sono notevolmente aumentate. Il 2011 inizia con oltre 140.000 parchi che coprono circa 21 milioni di chilometri quadrati di terra e mare, una superficie pari a due volte quella del Canada. Il 12,2% delle terre emerse e il 5,9% delle acque territoriali sono aree protette, mentre solo lo 0,5% dei mari extraterritoriali è parco. Ma il dato più sorprendente è che in 220 Paesi del mondo esistono aree protette e nel 45% di questi la superficie supera il 10% del territorio: dagli arcipelaghi del Pacifico alle regioni polari, passando per tutti gli angoli dei 5 continenti, ogni soggetto istituzionale che amministra anche piccolissime porzioni di territorio ha istituito aree protette.
Ma non basta, 193 Paesi riuniti a Nagoya nell'ottobre scorso durante la COP 10 della Convezione Onu sulla Biodiversità, hanno individuato proprio nelle aree protette la forma più efficace per salvaguardare le risorse naturali indispensabili per il futuro del pianeta, quindi hanno deciso che entro il 2020 la superficie protetta deve raggiungere il 17% delle terre emerse e il 10% degli oceani. Ciò significa che lo strumento "parco", ovvero un organismo specializzato per la gestione del territorio, ha assunto un rilievo e una universalità al pari di altre forme di amministrazione pubblica quali la giustizia, la sanità, la scuola; eppure sembra che in Italia sia continuamente messo in discussione. La vicenda della provincializzazione del Parco Nazionale dello Stelvio è emblematica, mentre nella vicina Svizzera, patria del federalismo più radicato, l'UFAM (l'ufficio federale per l'ambiente) per rafforzare le politiche di gestione territoriale e anche su richiesta dei Cantoni, sta trasformando diversi parchi regionali in parchi nazionali (il primo sarà il Parc Adula dei Cantoni Grigioni e Ticino), a pochi chilometri, nel nostro versante delle Alpi, si va nella direzione opposta.
Nella convulsa e confusa situazione nella quale si trovano attualmente le nostre aree protette nazionali e regionali, fa impressione ascoltare Cherie Enawgaw, coordinatore dell'Autorità governativa per l'Ambiente della poverissima Etiopia "in passato, sbagliando, i parchi naturali sono stati quasi del tutto trascurati dai programmi di governo, è necessario un loro rilancio per il futuro del nostro Paese". Se anche l'Italia, come l'Etiopia e il resto del mondo, vorrà avere un futuro, forse è opportuno che prenda con maggiore considerazione e serietà il patrimonio di potenzialità e ricchezze, anche economiche, racchiuso nei parchi.


Paolo Pigliacelli

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